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Affrontare i rischi delle PMI: il metodo Myr Consulting – Obiettivi, Scopo e Criteri del Risk Management

Affrontare i rischi delle PMI: il metodo Myr Consulting – Obiettivi, Scopo e Criteri del Risk Management

All’interno dei nostri tre precedenti articoli riferiti al metodo MYR per le PMI (Il Contesto interno – Parte I e Parte II e Il Contesto esterno) , vi abbiamo spiegato i primi quattro passi del nostro metodo di lavoro, che hanno l’obiettivo di:

  • creare la squadra con cui lavoreremo;
  • definire il modello di business dell’impresa e i rischi connessi;
  • capire il contesto interno anche attraverso l’analisi della sua organizzazione;
  • capire il contesto esterno e gli impatti che questo può avere sull’azienda e sui suoi obiettivi.

A questo punto possiamo passare allo step successivo, che racchiude in realtà 3 momenti di confronto con l’imprenditore e la sua squadra:

  • individuare gli obiettivi di breve, medio e lungo periodo dell’impresa;
  • spiegare a tutti i dipendenti perché viene fatto questo lavoro;
  • creare delle metriche con cui misurare gli impatti dei rischi sul business, almeno a livello macro.

 

Individuare gli obiettivi di breve, medio e lungo termine

Una cosa davvero difficile da far fare e che spesso le PMI non fanno in autonomia, è definire i propri obiettivi. Arrivati quindi a questo punto, visto che il Risk Management serve proprio per permettere di individuare i rischi che possono compromettere il raggiungimento degli obiettivi aziendali, diventa necessario sedersi e iniziare a fare chiarezza proprio in riferimento agli obiettivi.

Per rendere la cosa più semplice e quindi farci seguire dagli imprenditori delle PMI, le domande che solitamente poniamo sono le seguenti:

  • che cosa hai in mente di ottenere quest’ anno? – obiettivo di breve termine
  • nei prossimi 3 anni, dove ti vedi? – obiettivo di medio termine
  • E tra 5/10 anni vuoi ancora essere al comando o hai altro in mente? – obiettivo di lungo termine

Chiaramente le domande possono cambiare anche in funzione dell’età dell’imprenditore, ma il senso è che lo invitiamo a riflettere affinché possa definire una strategia di lungo periodo e quindi poi ideare tattiche di breve e medio periodo per perseguire gli obiettivi che condividiamo.

Tali obiettivi vengono poi resi ufficiali a tutte le parti interessate e si aprono una serie di “cantieri” per poter rendere operative le attività stabilite sulla carta.

 

Spiegare a tutti perché si è deciso di fare Risk Management

Un’altra cosa che per noi è fondamentale, e che va di pari passo con la definizione degli obiettivi, è illustrare al personale aziendale i motivi per i quali l’impresa ha deciso di attivare un progetto e un processo di Risk Managment in azienda.

Sembra banale, ma in realtà non lo è per nulla.

Anche se la decisione è stata presa dalla proprietà o dalla direzione, coinvolgere le persone con un approccio bottom-up è necessario oltre che strategico, perché il Top Management da solo non va da nessuna parte ed è indispensabile il contributo di tutti per poter portare avanti le attività previste dalla gestione dei rischi con successo.

Ecco che quindi possiamo preparare con l’azienda una comunicazione da far avere a tutti, oppure a volte si decide di organizzare piccole riunioni per reparto al fine di informare i lavoratori, altre volte ancora siamo noi di MYR ad andare in ogni dipartimento dell’azienda a presentarci e a spiegare perché siamo lì e cosa andremo a fare insieme e, soprattutto, perché lo facciamo e perché è così importante farlo insieme.

E’ un momento speciale che crea unione e che non va mai trascurato né sottovalutato, ma pianificato con cura.

 

Creare le metriche con cui stimare i rischi

A questo punto siamo pronti per creare le metriche, cioè delle matrici che ci servono per misurare gli impatti dei rischi sul business.

Per prima cosa, occorre stabilire il RAF – Risk Appetite Framework, vale a dire l’appetito al rischio dell’impresa che definisce quanto è disposta a rischiare senza compromettere la sua stabilità e la sua funzionalità. Ci sono dei livelli di esposizione da definire, così da avere chiaro lo scenario in cui ci possiamo muovere.

L’immagine qui sotto spiega in maniera semplice ed esaustiva quello di cui stiamo parlando.

Fatto questo, possiamo passare a creare la matrice di rischio, che ci servirà per incrociare due unità di misura: la frequenza degli eventi che potrebbero generare rischi e la gravità degli impatti sul business.

Anche in questo caso, occorre decidere dei livelli e, per ogni livello, indicare un valore economico.

Qui sotto un esempio di Risk Matrix.

In alcuni casi, a seconda che ci sia modo o meno di fare anche questo passaggio, ci spingiamo a creare anche la matrice delle opportunità, che è la stessa casa di quella dei rischi, ma vista in positivo: quanto potremmo guadagnare se riusciamo a cavalcare le opportunità che ci si presentano e che, magari, derivano proprio dai rischi che dobbiamo affrontare?

Bene, a questo punto l’azienda che ha deciso di intraprendere con noi il viaggio nel favoloso mondo del Risk Management con il #MetodoMYR è pronta per passare allo step successivo.

Nel prossimo articolo, illustreremo quindi un altro importante tassello del nostro modo di lavorare.

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