La nuova frontiera dell’ESG: Emmò So Gazzi
Sembra ormai arrivato il momento di far scivolare il velo da questa nuova scultura e mostrare tutta la sua imponente vulnerabilità (o sinonimo)! (Delibera Europea 20/30)
Sono cattivo, vero, ma tutta ‘sta trovata filosofica dell’ESG che salverà il mondo e soprattutto il mondo delle imprese,
”a me, me pare ‘na gran s….”
Ricordando il barbuto Gino Cogliandro dei Trettrè.
Ben inteso: come ogni medaglia che si rispetti, esistono due facce ben distinte.
Vi illustro il mio punto di vista, partendo da alcune domande: quanti imprenditori chiamati ad istituire un sistema ESG ne conoscono le reali implicazioni? E soprattutto, quanti conoscono i 17 obiettivi (scrivere “goal” avrebbe forse tratto in inganno…) dell’agenda Europea 2030?
Quanti sanno che ci sono degli standard, europei ed internazionali, che dettano regole e numeri a cui sottostare per rientrare nei paramenti corretti?
Proviamo ad esplorare i lati della medaglia: l’istituzione di un VERO sistema ESG porta benefici estremamente concreti e duraturi e sarebbe un vero delitto vestirli nel modo sbagliato.
E di Environmental: un’Analisi Necessaria
In molti pensano che basti un impianto fotovoltaico per soddisfare il requisito; oppure acquistare energia verde certificata e poi lasciare che nei container all’esterno dell’azienda “percoli” del residuo di vernice dalle latte quasi vuote e arrugginite per finire nelle fogne. Qui a mio avviso dobbiamo partire dall’educazione nelle scuole, ma è tardi.
L’imprenditore che decide di intraprendere il viaggio ESG DEVE essere estremamente COINVOLTO nell’azienda che dirige; significa che deve essere d’esempio e coerente tra ciò che pensa, ciò che dice e soprattutto quello che fa.
Ed evitiamo congetture sul tipo di automobile che possiede: il mio modestissimo punto di vista sulle auto elettriche è al momento negativo, ma sono certo che nel tempo potrò essere smentito (lo stesso mi è accaduto quando ho installato l’impianto fotovoltaico sul tetto di casa nel 2013: “produrre” un kW di impianto fotovoltaico, costava energeticamente molto di più del kW prodotto dal sistema finito; oggi, grazie all’evoluzione, questo sbilanciamento si è ridotto drasticamente ed è plausibile calcolare il rientro energetico mediamente in 3 anni; se qualcuno avesse dati più aggiornati, me li faccia avere che aggiorno il mio business case).
Quindi, cercare di salvare il pianeta attraverso l’E di Environmental, è una sfida che deve partire dal basso; o da lontano che pensar si voglia.
Ma un battito d’ali di una farfalla potrebbe causare un uragano dall’altra parte del mondo…
Toccherebbe alla S di Social ma la tratto dopo.
G di Governance: Una Sfida in Prospettiva per le Aziende
G di Governance: fare in modo che i bilanci siano “sostenibili” in termini economici è già un gran risultato per le aziende di oggi; far sì che, oltre ad essere sostenibili in termini economici lo siano anche in termini di soddisfacimento dei punti dell’Agenda Europea, ecco che i cardini iniziano a stridere.
Cosa è e cosa comporta un bilancio di sostenibilità?
Il bilancio di sostenibilità è il documento che comunica con trasparenza e obiettività gli impegni presi e i risultati ottenuti nell’ambito della Responsabilità d’Impresa – o Corporate Social Responsibility (CSR), e “misura” l’efficienza aziendale dal punto di vista economico, ambientale e sociale, ovvero l’impatto reale dell’impresa sul territorio e sulla comunità.
Il bilancio di sostenibilità è un documento di rendicontazione e comunicazione trasparente, che deve raccogliere i dati riferiti alle performance aziendali sugli impatti ambientali, sociali e governance (ESG) e raccontarli, sia all’interno sia all’esterno dell’impresa.
Deve essere obiettivo e, allo stesso tempo, avere appeal. Non solo numeri dunque, ma illustrazioni, foto, immagini e infografiche[1].
[1] Fonte web
Ma quante cose!!!!! Se guardiamo solo alle parole in grassetto, siamo già finiti in un campo minato…
Dalla mia esperienza di consulente, le aziende non misurano; figuriamoci se si mettono a definire impegni concreti nei tre ambiti ESG per poi misurarli e mantenerli, così da essere comunicati in maniera trasparente sia all’interno che all’esterno dell’azienda.
Come possiamo pensare che possano rendere pubblici all’interno dell’azienda gli impegni presi, se fanno già fatica a mettere in bacheca i risultati di fatturato dell’azienda per essere comunicati ai collaboratori (se sono in salita pensano che la proprietà si arricchisce alle loro spalle; se sono in contrazione, l’azienda va male e cercano un altro posto di lavoro iniziando una campagna denigratoria nei confronti del “padrone” che a seguito dell’acquisto dell’ultima automobile elettrica ha sperperato i guadagni aziendali…)
Suvvia: siamo certi di dover redigere un siffatto bilancio?
E se obbligassero le aziende a farlo? E se l’obbligo fosse per rimanere in vita come azienda oltre che a soddisfare i requisiti di un cliente particolare (sia mai che sia proprio il nostro maggior cliente…)?
La S di Social: le aziende lo sanno davvero cosa si intende per Social?
E veniamo alla S di Social.
Social che? Instagram? X? Telegram?
Purtroppo, questo si rivelerà il punto dolens della questione… Ne sono pressoché certo!
Se guardiamo ai famosi punti dell’Agenda Europea, gli imprenditori potrebbero fare spallucce e pensare che riguardano solo i grandi sistemi.
Ed è qui il grande errore…
Ma lo spazio ed il tempo massimo di attenzione sono giunti al termine; renderò pubblici i miei pensieri al riguardo in un prossimo articolo.
È una promessa anche per il mio SMM!
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